lunedì 26 gennaio 2009

Quattro matrimoni e un funerale

Qui si parlerà di un lutto, di belle scoperte e di giovani amici.
Se ne parlerà atteggiandosi ad esperti musicali, senza averne alcun titolo.
Il lutto fa così: fa che da anni - per anni - nel tortuoso cammino dell'esistenza, mi hanno accompagnata le parole e i suoni di un certo Fossati Ivano.
La mia adolescenza è stata un doppio album dal vivo: la fine del mio primo amore s'intitolava "Amore degli occhi", le mie inclinazioni "E di nuovo cambio casa", il mio manifesto "Discanto".
Negli anni spietati della prima giovinezza venne a prendermi per i capelli il testo di "Contemporaneo". Ho visto cappelli per comandare, ragazze ancheggiare, folate di vento e ombre d'altalene.
Cinque anni fa esce "L'arcangelo" che "può capitare", anche se "Cara democrazia" no, non può capitare.
La prendo a ridere - faccio così quando il dolore è intenso - e aspetto.
Poi esce "Musica moderna" e non ci posso credere che l'abbia scritto lui: ci sono arrangiamenti di plastica, parole come altre e una abissale distanza dalla realtà.
Il lutto inizia e finisce qui, con l'amaro in bocca, come succede sempre.
Poi questo natale ha portato al parecchio giovane amico con cui vivo un lettore mp3 che è stato riempito di canzoni, che lui cantava mozze nei viaggi in macchina che ci capita di fare.
"Caparezza" mi ha detto.
Adesso ho tutti e quattro gli album.
Mi piacciono molto, hanno suoni puliti, arrangiamenti evocativi, con testi felici nella forma e spessi nei contenuti.
Mi fanno sentire meno sola, come successe tempo fa, alzo il volume e canto:
"Io voglio passare ad un livello successivo,
voglio dare vita ciò che scrivo
sono paranoico ed ossessivo
fino all'abiura di me."
L'abiura di sé è un concetto bellissimo.

p.s.: Con il mio parecchio giovane amico parliamo spesso delle nostre nuove canzoni preferite. Mi piacciono molto le sue interpretazioni, per esempio, per lui "abiura" significava "avere cura": un semiologo nato.

1 commento:

sburk ha detto...

Fossati non mi è stato così vicino come a te, ma lo ascoltato e ascoltato e ascoltato, soprattutto quel doppio album del vivo, che me lo registrò su una cassetta una mia amica, ma gli mancava una parte, forse in quella c'era contemporaneo, che non ho presente qui per qui. Non mi è stato così vicino, ma Cara democrazia fu uno shock, e non c'ho più provato ad ascoltarlo, perché va bene che abbiamo quell'uomo lì a governarci e pure quella sinistra lì a non fre niente, ma ci vuole decenza nelle cose.
Me lo sono sempre chiesto com'è che a uno, cantantautore, regista, scrittore, a un certo punto le cose belle non gli vengono più. Immagino che succeda. Che la vena creativa finisca. Ma quello non se ne rende conto? Lo fa per i soldi, perché qualcosa deve pur fare anche se non gli viene poi così bene?
Già, prosegue l'era dei commenti lunghi...