mercoledì 10 giugno 2009

Tzé, un mese

E' passato un mese, dicono, ed è vero.
E' passato un mese di sopravvivenza e chilometri.
Un pezzo in Puglia con il sole, il mare, la sabbia fine, il silenzio.
I Pugliesi stanno molto in silenzio e se si parlano lo fanno dalle automobili.
Sarà che hanno strade che noi ce le sognamo: lisce e pettinate tra ulivi secolari.
E casse di pesce e cozze, che si comprano ancora al porto e costano, come da noi, due panini.
E' passato un mese di di pessime dichiarazioni: "L'Italia non è un paese multietnico."; "Milano sembra l'Africa.", "Roma sembra l'Africa."; "Vicarello sembra l'Africa.".
E nessuno dall' Africa che si sia offeso.
E' passato un mese nel quale qualcuno si è seriamente convinto che dieci domande su un fatto piuttosto marginale, fossero la dichiarazione dei redditti di Al Capone.
E' passato un mese che è passato anche da Roma, in mezzo ad un matrimonio, dal quale si è usciti con la rinvigorita certezza che le scarpe con il tacco non sono roba da signorine.
E' passato un mese con dentro le elezioni europee, in cui quelli che hanno vinto, hanno perso e quelli che hanno perso, hanno vinto. Ma non si può dire nemmeno quello, ché è diventato un luogo comune.
Un mese come un altro insomma, non fosse per Marta e Cecilia.