mercoledì 29 settembre 2010

Al mio peggior nemico

Al mio peggior nemico auguro, per prima cosa, che gli si rompa l'hard disk e poi anche la copia di backup e che perda tutti i dati di una vita, tutte le cose scritte, che nessuno lesse mai e che sicuramente nessuno leggerà più.
Gli auguro poi che della ristrutturazione della casa dove vive si occupi un gruppo di sfaccendati, con nessuna propensione organizzativa. Gli auguro di dormire accampato in una stanza piena di vestiti buttati alla rinfusa. Gli auguro che la polvere invada ogni cosa e le macerie regnino sovrane. Gli auguro anche di essere invitato ad un matrimonio.
Auguro al mio peggior nemico di dimenticarsi cosa significhi avere uno spazio proprio, o un momento d'intimità.
Gli auguro che il proprio compagno sfinito dallo stress e dal lavoro si addormenti ogni notte russando come una trivella impazzita, mentre lui sia afflitto da un'insonnia spietata e invalidante.
Gli auguro che persone per lui importanti se ne vadano a vivere altrove e, per finire, che alla propria amica, residente all'estero da un po', si rompa il computer in modo da non poterla sentire, né vedere per giorni.
Non sopravviverebbe, ne sono quasi certa.

lunedì 27 settembre 2010

Apriamo almeno il dibattito

E' quella cosa per cui, ad un certo punto, il tuo interlocutore dice rispondendo ad una critica o un'obiezione: “E' che io sono fatto così.”
Lo dice sicuro e con un sorriso che non permette repliche, come se ti offrisse generosamente una grande verità e al contempo mostrasse la summa di una faticosa autoanalisi.
E tu non te la senti di rispondere: “E chi se ne frega!”. Ma lo pensi forte e continui a pensarci e a chiederti da dove parta la stortura di questa dichiarazione dei propri confini come orgogliosa rivendicazione.
In prima elementare si fa un lavoro sulla propria descrizione: caratteristiche fisiche, tratti del carattere. In prima elementare. Perché adesso pensi che dirmi come sei fatto sia la sintesi di un percorso? Cosa te lo ha fatto credere? Chi te lo ha fatto credere?
Ho paura che c'entri con l'altra diffusa concezione per cui se dici la verità allora puoi dire tutto, ovunque, in qualunque momento. “Sono sincero!” è lo slogan e in nome della sincerità me ne sbatto delle sensibilità altrui e del contesto. Penso qualcosa e lo dico, sento qualcosa e lo esterno. In pubblico e in privato. In tv e in casa. In prima elementare no, ché altrimenti gli insegnanti convocano i genitori e dicono che il bambino ha problemi relazionali.
"Il colossale equivoco per cui essere se stessi sia un punto di arrivo invece che di partenza” scrive Guia Soncini in un suo articolo sul tema. Mi sembra una bella sintesi, specie in quel “colossale equivoco.”
Essere onestamente noi stessi è davvero il massimo a cui intendiamo ambire?

lunedì 13 settembre 2010

Primo giorno di scuola: una metafora per davvero

Un post-it giallo ricevuto di prima mattina, che volentieri pubblichiamo.

"Caro Ciuzpah ho molto sonno, ma anche molta voglia di scoprire cosa si nasconde dietro quei muri."





domenica 12 settembre 2010

Parlare chiaro

Sostituire "balconing" con "demenza".