mercoledì 26 novembre 2008

E infatti


Aeffe a tre giorni dall'inizio del secondo tempo si è già fatto cogliere in fallo. Chiuzpah non avrà lo stipendio pattuito e lo ha scoperto oggi, alla firma del contratto.
Roba da essere ammoniti, ma l'arbitro ha smesso di fischiare parecchio tempo fa.

giovedì 20 novembre 2008

Un paio di cose sulla vita di un altro



A me questo libro è piaciuto molto. L'ho letto d'un fiato: camminando, appoggiandomi alle panchine, finendolo in macchina.
L'ha scritto Gipi, che si chiama Gianni Piacinotti e che è nato nella città dove sono nata io. Non lo conosco e non l'avevo mai visto.
L'ho visto sabato, mentre presentava il suo libro in un circolo davanti ad un centinaio di persone, tra le quali sua madre.
E' stato bravo e onesto e malinconicamente ironico come nella sua vita disegnata male.
Prima d'iniziare a leggere ha scherzato sulla presenza della mamma: "Siccome stasera c'è mia madre, devo dire la verità e cioè che tutto quello che ho scritto è rigorosamente inventato."
Quello che ha scritto arriva fino a farti girare la testa ed è droga e violenza e inadeguatezza, voglia di carezze e cavalli dipinti nei quadri.
Quello che ha scritto dev'essere tostissimo per una mamma e io la guardavo mentre lui leggeva e lei sorrideva ed era fiera di lui. Aveva gli occhi pieni di lui.
A qualcun'altro le conclusioni.
Poi, come mi capita, ho parlato di questo libro a molte persone, invidiandole, perché devono ancora leggerlo.
"Ma di chi è?"
"Ma è di qui?"
"Ma quanti anni ha?"
"Come hai detto che si chiama?"
"Ah! Ma è il fratello delle Pacinotti!"
Ecco, qui, qualsiasi cosa tu faccia, rimani il fratello delle Pacinotti.
A qualcun'altro le conclusioni.

mercoledì 12 novembre 2008

Ciuzpah v.s. Il Mondo del Lavoro

“Il basket è forse l’unica cosa al mondo che riesce a farti capire quanto sono lunghi dieci secondi, che trenta secondi durano un’eternità, che in trenta secondi ci puoi far stare dentro tre cazzate e cinque colpi di genio.”
(AA. VV.)


Frequento Il Mondo del Lavoro da diversi anni e, non faccio per vantarmi, non ho mai avuto grandi soddisfazioni.
Mi è capitato di faticare molto per non ottenere nulla, di faticare nulla e annoiarmi a morte e sentirmi inutile, di provare a fare cose in autonomia senza guadagnarmi nessuno spazio.
Ovviamente non ho neanche un soldo.
Insomma, sono una di sana e robusta costituzione che vive nel 2008.
A giorni (nel senso di due) mi scade il contratto sottoscritto con un’importante azienda.
Nonostante svariate dichiarazioni d’intenti, nessuno si è occupato dell’imminente scadenza.
Il mio piano: abbandonare, anche per il mare aperto, l’ennesimo luogo che mi ha sfruttata, frustrata, mal pagata e, quasi completamente, ignorata.
Ed è qui amici ascoltatori, a due giorni dalla fine della partita, che Il Mondo del Lavoro mette in campo l’abbastanza giovane Responsabile Commerciale Aeffe.
Una volta nel rettangolo di gioco il ragazzo si dimostra piuttosto bravo (un po' paternalista) ma piuttosto bravo.
In sequenza: si presenta cordialmente con discorso introduttivo sul lavoro del suo reparto, chiede a Ciuzpah di sé e delle sue capacità, fa domande e, soprattutto, risponde a tutte quelle che gli vengono rivolte. E' semplice nell'esposizione e coerente nel ragionamento.
Ciuzpah lo incalza con diversi quesiti e Affe non si lascia trovare impreparato.
E poi parla di sé e pare condividere una certa estraneità, un certo disincanto e l’ottusa aspirazione ad una possibilità alternativa.
In campo scende una specie di effetto Obama, tipo: “questo viene dal mondo da cui vengo io”.
I tecnici stabiliranno se si tratti dell’ennesimo bluff.
Ma intanto la difesa di Ciuzpah è evidentemente in difficoltà. La partita, che sembrava decisa, si fa, inaspettatamente, avvincente. Probabilmente, il ritiro negli spogliatoi servirà anche a valutare un nuovo schema di gioco.
Continuate a seguirci amici asoltatori.

p.s.: peccato (peccato davvero) che dagli spalti, la vicina di scrivania pianga per l’ennesima umiliazione.

domenica 9 novembre 2008

A capo

Caro M.,
è come stare alla finestra a spiare le vite degli altri. Me l'ha insegnato mia nonna che ancora non arrivavo al davanzale e ci voleva la sedia. E mi è sempre piaciuto guardare. Rubare lo scorcio di un'anta aperta su un salotto o una cucina. Immaginarsi le storie. L'ho trovato scritto anche in Leopardi e credevo guardasse lo stesso abete che avevo guardato io.
Poi Staino in un fumetto sentenziò: "Guardare senza esser visti rende tristi."
E io ci penso da un sacco di anni e non ho ancora deciso. Mi piace guardare. Mi piace non esser vista. A volte sono triste e mi vorrei in una foto o in una mano. A volte no. "Quel che di eroico e di geniale c'è nel diventare uguali al proprio sfondo."
Ecco, sul come sto, non ne sono ancora venuta a capo.

giovedì 6 novembre 2008

Un sospiro di sollievo

L'hanno scritto e condiviso e spiegato, già troppo bene.
Io mi tengo questo.

Luoghi comuni al contrario (Cavalcando l'Onda)

La protesta del leader.

Potenza delle immagini

La sintesi perfetta delle condizioni in cui versa il nostro paese: una donna spaesata che fa domande sul futuro ad un uomo morto.

Ricomincio da tre

Però se mi faccio vincere dal fatto che sono in ritardo finisce che non scrivo più.
Palermo è una città bellissima e dentro ci sono i Siciliani, che se, essendoti perso, gli chiedi indicazioni sul posto dove vuoi andare, ti rispondono: "Siete fuori luogo."
Ecco, ricomincio.
Fuori luogo.
Come sempre.

Polisemie

Non ce la faccio ad andare al ritmo giusto.
Rimango indietro.
Succede così: succede che cerco di capire delle cose e mi ci metto intenta, ostinata.
Succede che mi appassiono, che cerco, che provo, che sbaglio, che riprovo.
Succede che alla fine sono stanca e non ci scrivo più sul blog. Perché, ovviamente, parlavo del blog.