venerdì 31 dicembre 2010

Allora auguri

Che ad ognuno arrivi quello che si merita.
E due di più.

giovedì 23 dicembre 2010

Lezione numero uno: "Mi dispiace"

Inauguriamo oggi un piccolo manuale di strategie di sopravvivenza contemporanea, proponendo alcuni esempi.
Obbiettivo: evitare l'assunzione di qualsivoglia responsabilità.
Espressione chiave (primo livello) : "Mi dispiace."
Concetti d'appoggio (livello avanzato): "E' stato un equivoco.", "Non volevo.", "Ho mille cose per la testa."


Privato

- Scusa, potresti spostarti?
- Perché?
- Mi stai pestando un piede.
- Oh, mi dispiace!
- Infatti, come per il gatto.
- Sì, scusa non l'ho fatto apposta ad arrotarlo.
- Neanche quando ci sei ripassata sopra in retromarcia?
- Ma no! Ci ho sofferto così tanto. Mi dispiace. Davvero.
- Figurati. Alla fine è stato un bel funerale, anche se non sei venuta.
- Lo so, l'ho scordato. E' che ho cose mille per la testa.
- Immagino. Anche quando hai lasciato la nonna tre giorni senza cibo...
- No, ma quello è stato un equivoco. Credevo andasse lei a fare la spesa.
- Ma è paralizzata!
- Ma non avevo capito quanto.
- Ormai l'hanno attaccata alla flebo.
- Povera donna! Quanto ci soffro!
- Anch'io. Ti puoi spostare?
- Perché?
- Il piede.
- Quale piede?
- Il mio! Quello sotto il tuo.
- Oh quello! Mi dispiace. Davvero. Non lo faccio in cattiva fede. Lo sai?
- Lo so, ma spostati.
- Perché?


Pubblico

Esempio uno

- Guardi che ha fatto approvare degli emendamenti per cui la legge deve tornare in discussione alla Camera.
- Ma non l'ho fatto apposta.
- Sì, ma era in Senato, facente funzioni del presidente, c'è un iter da rispettare.
- Se non l'ho fatto apposta l'iter è annullato.
- Ma come?!
- E' il protocollo, si dice: "non l'ho fatto apposta" e si va avanti.
- Tipo "fido"?
- Tipo, ma più istituzionale.


Esempio due

- Da quando si è dimessa da Ministro...
- Non mi sono dimessa.
- Come non si è dimessa?
- No.
- Sì, guardi, lei si è dimessa. Ha anche lasciato il suo partito.
- No.
- Ma ci sono le immagini. C'è lei in lacrime che lascia il parlamento e le sue dichiarazioni ai giornalisti?
- Quali giornalisti?
- Quelli a cui ha annunciato le dimissioni.
- Non ricordo. Ho mille cose per la testa.
- Ma è successo oggi pomeriggio.
- Oggi pomeriggio, mi sembra eccessivo.
- Eccessivo cosa?
- Il pomeriggio.
- Ma tornando alle dimissioni.
- Quali dimissioni?
- Le sue!
- Non do le dimissioni.
- Le ha già date.
- Non credo. Ci dev'essere un equivoco.

giovedì 16 dicembre 2010

Non serve

Che non ci resti addosso la rabbia, che non si cristallizzi il livore.
Qualsiasi cosa ci sia costato essere come siamo, il prezzo è da dimenticare.
Che la rivendicazione di sé non diventi ferocia o peggio, rancore.
Che tutto quello che, alla fine, non saremo, non diventi una misura da scontare.
Spazzoliamoci via l'acredine dalle spalle.

martedì 7 dicembre 2010

A occhio e croce

Un bel brindisi augurale che si usa a Napoli dice: "Chi non vede il fondo, non vede il mondo."
A questo punto in Italia il mondo lo abbiamo visto bene, bene.

giovedì 2 dicembre 2010

Basta un po'!

"Quant'è bella giovinezza che si FUGGE tutta via."
FUGGE. Giovinezza va via veloce. Moto da luogo con fiatone.
Trent'anni no giovinezza, trent'anni "mezzo del cammin di nostra vita."
Facciamo un terzo?
Facciamo un terzo e non parliamo più.

martedì 30 novembre 2010

Struggenti su pvc


Un amico che vive all'estero, mi ha chiesto cosa pensassi di “Vieni via con me”.
Un amico lo riconosci perché s'interessa a cosa pensi, un amico che vive all'estero lo riconosci perché s'interessa a cosa pensi di quello che accade lontano da lui.
Nella breve conversazione che abbiamo avuto, ho detto poco e male.
Però poi ci ho pensato e ora so cosa dirgli.
“Vieni via con me” ha avuto, in alcuni momenti, una caratteristica speciale: mi ha commossa.
Non solo per l'ottimo arrangiamento della canzone di Paolo Conte, non tanto per l'incantevole immagine delle aste di vecchi microfoni che scivolano sul pavimento e neanche per la bella idea degli elenchi. “Vieni via con me” è la prima cosa, che da tanto tempo a questa parte, si occupa del mondo in cui viviamo noi.
Parlavano proprio di noi, di quello che ci succede, intorno e dentro.
Noi, noi che di noi non si può parlare, perché i maestri più benevoli ci ritengono inopportuni e gli altri pensano che ci possiamo esprimere solo in presenza di qualcuno che ci dia torto.
Noi che c'abbiamo delle opinioni che ci fanno sentire soli, lì non lo eravamo più.
Perché quello era un collage di solitudini su pvc.
Quindi ci siamo commossi e lo abbiamo ritenuto un privilegio in questi tempi in cui si ride di tutto, anche di anziani uomini di potere che hanno rapporti equivoci con delle ragazzine.
E si capiva dal titolo che parlavano di noi e da quel gioco sull'andare e sul restare, che è la cosa che ci riguarda di più al mondo.
La nostalgia dell'emigrare e il dolore dello stare qua. Proprio qua.
Guardatevi il finale, ma prima preparate i fazzoletti.

"Mario" di Enzo Iannacci

"...Mario, dicevi adesso io vado via
forse per l'ultima volta
dicevi adesso io vado, io vado
a dissolvermi in cometa,
quanto basta per non sentire più
il ritmo strano della vita
Mario, io faccio il cantante
e grido, e canto solo idee, ma chi l'ha detto
che è giusto o sbagliato tagliarsi un colpo qui sulla testa
lascia fare alla vita la sua vecchia fatica,
siamo feriti quanto basta.
Mario, non ti resta che ascoltare
l'eco che hanno messo nel finale."

giovedì 25 novembre 2010

Una vita abbastanza difficile

Almeno uno dei pericolosi sovversivi che ieri hanno occupato l'aeroporto di Pisa, si era svegliato verso le undici, aveva bevuto il caffellatte, si era impomatato i capelli e uscendo, diceva alla mamma che forse non sarebbe tornato per pranzo.
Le rivoluzioni contemporanee mettono di buon umore.
Si fanno con calma e a stomaco pieno.

mercoledì 24 novembre 2010

I Ching: 24 Scavare una buca


Faticoso il tempo in cui si scavano le buche.
Saggio l'uomo con i calli sulle mani: conosce il peso della terra, il momento dell'inizio e il momento della fine.
Tempo d'imparare a piegarsi sotto il cielo, senza spezzarsi.
Tempo di rimettere le cose al loro posto.


A margine della chiosa il Maestro annota poi: Se la casa è sventrata, la stagione invernale, il tempo pomeridiano, la corporatura normale; la persona assennata evita di piantare in solitudine il Grande Glicine.
Anche perché poi diventa buio.




Scavare una buca restituisce il senso delle cose, senza nessuna voglia di metafore.

martedì 23 novembre 2010

Fa bene

Questo è da leggere piano, ad alta voce.

Da qualche parte



Ricominciare da Guzzanti non mi sembra male.
Come se fosse un foglio appuntato su una bacheca di compensato sopra una scrivania.
Il foglio che si vede.
Più in basso, sulla destra, magari sotto qualche numero di telefono, ci sarebbe Renzo Piano, perché mi ha fatto piangere.

mercoledì 29 settembre 2010

Al mio peggior nemico

Al mio peggior nemico auguro, per prima cosa, che gli si rompa l'hard disk e poi anche la copia di backup e che perda tutti i dati di una vita, tutte le cose scritte, che nessuno lesse mai e che sicuramente nessuno leggerà più.
Gli auguro poi che della ristrutturazione della casa dove vive si occupi un gruppo di sfaccendati, con nessuna propensione organizzativa. Gli auguro di dormire accampato in una stanza piena di vestiti buttati alla rinfusa. Gli auguro che la polvere invada ogni cosa e le macerie regnino sovrane. Gli auguro anche di essere invitato ad un matrimonio.
Auguro al mio peggior nemico di dimenticarsi cosa significhi avere uno spazio proprio, o un momento d'intimità.
Gli auguro che il proprio compagno sfinito dallo stress e dal lavoro si addormenti ogni notte russando come una trivella impazzita, mentre lui sia afflitto da un'insonnia spietata e invalidante.
Gli auguro che persone per lui importanti se ne vadano a vivere altrove e, per finire, che alla propria amica, residente all'estero da un po', si rompa il computer in modo da non poterla sentire, né vedere per giorni.
Non sopravviverebbe, ne sono quasi certa.

lunedì 27 settembre 2010

Apriamo almeno il dibattito

E' quella cosa per cui, ad un certo punto, il tuo interlocutore dice rispondendo ad una critica o un'obiezione: “E' che io sono fatto così.”
Lo dice sicuro e con un sorriso che non permette repliche, come se ti offrisse generosamente una grande verità e al contempo mostrasse la summa di una faticosa autoanalisi.
E tu non te la senti di rispondere: “E chi se ne frega!”. Ma lo pensi forte e continui a pensarci e a chiederti da dove parta la stortura di questa dichiarazione dei propri confini come orgogliosa rivendicazione.
In prima elementare si fa un lavoro sulla propria descrizione: caratteristiche fisiche, tratti del carattere. In prima elementare. Perché adesso pensi che dirmi come sei fatto sia la sintesi di un percorso? Cosa te lo ha fatto credere? Chi te lo ha fatto credere?
Ho paura che c'entri con l'altra diffusa concezione per cui se dici la verità allora puoi dire tutto, ovunque, in qualunque momento. “Sono sincero!” è lo slogan e in nome della sincerità me ne sbatto delle sensibilità altrui e del contesto. Penso qualcosa e lo dico, sento qualcosa e lo esterno. In pubblico e in privato. In tv e in casa. In prima elementare no, ché altrimenti gli insegnanti convocano i genitori e dicono che il bambino ha problemi relazionali.
"Il colossale equivoco per cui essere se stessi sia un punto di arrivo invece che di partenza” scrive Guia Soncini in un suo articolo sul tema. Mi sembra una bella sintesi, specie in quel “colossale equivoco.”
Essere onestamente noi stessi è davvero il massimo a cui intendiamo ambire?

lunedì 13 settembre 2010

Primo giorno di scuola: una metafora per davvero

Un post-it giallo ricevuto di prima mattina, che volentieri pubblichiamo.

"Caro Ciuzpah ho molto sonno, ma anche molta voglia di scoprire cosa si nasconde dietro quei muri."





domenica 12 settembre 2010

Parlare chiaro

Sostituire "balconing" con "demenza".

lunedì 2 agosto 2010

Invisibile, ma ingombrante



Sogno una valigia leggera e ordinata.
Essenziale.
Il mio "indispensabile" è ancora ingombrante e confuso.
Mi perdono e parto.
Vi auguro altrettanto.

giovedì 29 luglio 2010

How old are you?

lunedì 19 luglio 2010

Sai cosa faccio?

"Perché la vita, per tutte le sfaccettate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l'inestimabile privilegio di fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l'arte crede suo dovere obbedire."
Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal



Sai cosa faccio quando mi compro una macchina?


Espongo sul lunotto posteriore uno stendardo con scritto "sexy girl".

martedì 13 luglio 2010

Non il polpo, ma la tartaruga



Mentre il mondo ignaro si occupava dell'avvincente storia di Paul il polpo, delle sue doti, della sua reale genealogia; nelle pagine della cronaca locale de “il Tirreno” compariva la drammatica storia di una rapimento.
La sequestrata è una tartaruga acquatica dalle orecchie rosse. A denunciarne la scomparsa l'affranto proprietario che indica anche una sommaria descrizione del rapitore: un sessantenne. Pare che la rapita sia stata prelevata dalla propria abitazione e trasportata dentro il cestino di una bicicletta.
Non si sa se abbia opposto resistenza.
Quello che si sa è che ha vent'anni e che da martedì scorso non dà notizie di sé.
Si potrebbe quasi pensare ad una fuga volontaria. Magari lei, la tartaruga dalle orecchie rosse, ha organizzato tutto per raggiungere lui, Paul.
L'avrà visto su qualche giornale, o in tv, l'avrà trovato bellissimo e affine nella condivisione della bislacca sorte per cui due creature marine si trovino ad occuparsi di faccende terrene.
Avrà deciso di conquistarlo (ah, l'incosciente sfrontatezza della gioventù!) e così ha fatto.
Oggi lui ha dichiarato che andrà in pensione.
Magari stanno già disfacendo valige in qualche posto in cui a nessuno importi di loro.

venerdì 9 luglio 2010

Sai cosa faccio?

"Perché la vita, per tutte le sfaccettate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l'inestimabile privilegio di fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l'arte crede suo dovere obbedire."
Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal


Proprio nel giorno delle sciopero dei giornalisti italiani, Ciuzpah inaugura una rubrica di cronaca della realtà per come si presenta ad occhio nudo e attento.
La redazione ha infatti deciso all'unanimità di non aderire alla protesta silenziosa, convinta che proprio in momenti come questi non si possa esimersi dal raccontare le cose come stanno.


Sai cosa faccio venerdì 9 luglio alle ore 13.00 con una temperatura rilevata di 39° C?

Footing.


Avvistamento effettuato da una redattrice di Ciuzpah che venerdì 9 luglio alle ore 13.00, etc., stava andando a fare la spesa.

domenica 4 luglio 2010

Bella

"... come la mia nonna in una foto da ragazza."



ciao Ada

giovedì 1 luglio 2010

Pronto


Il Signor Gi si è comprato l'ennesimo cellulare. Tra una settimana troverà un motivo per cambiarlo, ma per adesso ha questo samsung rosso.
Tra le funzioni del menù rapido (quindi, si suppone, una delle quattro cose che l'utente usi più spesso) c'è: la chiamata simulata.
Funziona così: tu stai parlando con qualcuno che ti annoia o incontri una persona con la quale proprio non vuoi fare conversazione; ecco, metti una mano in tasca, premi l'apposito tasto e il telefono squilla. Perché il tutto sia più credibile avrai preventivamente registrato un messaggio che partirà appena rispondi, nel quale puoi dire cose come: “Presto! La casa sta andando a fuoco! Aiuto, aiuto!”. Il resto sta alla tua capacità d'interpretare quello a cui sta andando a fuoco la casa.
Per l'incontro successivo potrai aver registrato un nuovo messaggio nel quale la tua fidanzata ti avvisa che le si sono rotte le acque e dovrai essere felice e ansioso e no, non ti serve nessun passaggio per l'ospedale.
Poi magari una vecchia zia che peggiora improvvisamente, e tu, sei sempre stato il nipote più affezionato, non puoi non andare e grazie , davvero, ma la clinica è fuori provincia, davvero, lo posso affrontare da solo il viaggio, no, non sono poi così sconvolto, sì è un periodaccio: la casa bruciata, il bimbo che dorme poco, ora la zia, ma sì, se mi accompagni mi fai un favore.
Funzione comoda, no?

martedì 15 giugno 2010

Almeno le forme

Caro T.,
vista la disponibilità che mi hai mostrato in precedenza, mi chiedevo se avessi tempo e voglia di scrivere, nella tua seguitissima rubrica, qualcosa sul fatto che il consiglio comunale di Pisa ha negato la cittadinanza onoraria a Beppino Englaro.
La questione da affrontare sarebbe che un esponente della maggioranza non può presentare una proposta su un argomento così delicato non essendo certo che venga approvata e parimenti, il sindaco, eletto con quella maggioranza, non può non presenziare alla votazione.
E' come un autogol durante una partita a cui nessuno ti ha chiesto di partecipare, perché è un torneo per professionisti e tu non hai neanche le scarpe adatte.
Come dice un amico: “Se non avete buon senso, abbiate buon gusto.”
Mi affido alla tua prosa sagace e all'energia della tua giovinezza.

Grazie fin d'ora,
un'anziana lettrice

lunedì 14 giugno 2010

Arrivederci amore ciao

Quella cosa dei cervelli in fuga, quella con cui si stampano le pagine dei giornali quando scarseggiano notizie appetitose, quel concetto vago con cui ci si riempie la bocca dopo l'ultimo bicchiere; quella cosa poi diventa vera. Sempre più spesso.
E cominciamo a risentirne. Perché a quel cervello c'è attaccata una faccia amica e un odore consolatorio. Quel cervello si porta via spalle su cui abbiamo appoggiato le mani e l'idea che abbia un senso rimanere.
Chi può se ne va e chi resta comincia davvero a sentirsi solo e sciocco: guardiano d'un avamposto abbandonato almeno tre guerre fa.
E se anche l'ultima partenza ci regala comunque l'emozione di uno slancio e il pensiero che almeno altrove, ci sia qualcosa da andare a cercare, diventa sempre più pesante essere della razza di chi rimane a terra.

mercoledì 9 giugno 2010

Riordinando

Poi tutte le storie d'amore finiscono in una scatola.
Biglietti, lettere, foto mischiate ai pezzetti di cuore che non useremo più.

sabato 5 giugno 2010

Si fa come fanno a Firenze?

Matteo Renzi ha scritto una bella cosa.
Non fatevi ingannare: non è retorica, neanche quando parla delle donne.

venerdì 4 giugno 2010

Quasi tutto

Ne scrive anche Ico.
Se c'incappi, non puoi prescindere dal raccontarlo. Bobo Rondelli è una creatura strana e democraticamente affascinante.
Nel descriverlo uno cerca di metterci dentro tutto, ma siccome è troppo, qualcosa sfugge.
Ecco, vorrei non sfuggisse questa cosa qui, perché credo gli somigli molto.
Alla fine è uno che sta con la testa china e poi si mette a urlare forte.

giovedì 3 giugno 2010

Sarebbe fiero di loro

martedì 1 giugno 2010

E lo sai perché?

Valeria Parrella si è comportata così, perché è una donna.
Le donne (per quanto si possa generalizzare) hanno un senso innato della ragionevole priorità.
Lo so anche perché mio padre mi lasciò fuori da una sede Rai di Roma a fine luglio.

Se l'acqua bolle, puoi buttare la pasta

E' iniziata alla presentazione di un libro.
Uno dei relatori citava un amico, il quale, a sua volta, citava Lenin e diceva: “Per fare una frittata bisogna rompere le uova.”
Bene, bella. Semplice, efficace.
Quando due giorni dopo, in un'improbabile trasmissione tv, un ospite a caso dichiarava: “Per fare una frittata bisogna rompere le uova.”, mi dicevo: ma guarda, certe volte, il destino di una frase...
Poi è successo con la radio. L'intervistato, interpellato sulla situazione attuale del paese, illustra la sua posizione concludendo: “Per fare una frittata bisogna rompere le uova.”
E allora mi chiedo se non mi sia persa qualcosa. Magari è diventata un'espressione idiomatica, o un intercalare.
“Buongiorno, mi dà due etti di prosciutto?”
“Buongiorno. Per fare una frittata bisogna rompere le uova. Tagliato fine?”
“Va bene. Grazie.”
“Arrivederci.”
“Arrivederci.”

giovedì 27 maggio 2010

Tempi moderni



Parlando su Skype con la madre ottantenne dell'ex fidanzata del mio compagno, ho pensato che il progresso tecnologico ha dei lati controversi.

mercoledì 26 maggio 2010

Fatevi un buon backup

Non tutto è perduto.
A volte sì. Tutto.
Impulsi che non funzionano più, tracce sparite, piano vuoto e sordo.
Una memoria cancellata.
Tabula rasa di quasi una vita.
Perduti bit e dati e file. Tutti. Tutt'insieme.
Perdute le foto. Anni di facce, di cene, di gente che è passata, di posti visti, di automobili noleggiate, di strade sul mare.
Perdute le parole scritte, i racconti, le poesie; sì, anche le poesie.
Sparite le cose raccolte col tempo, i disegni, i discorsi rubati.
Tutto è perduto.
Quasi una vita.
E con la memoria completamente cancellata cominci a ricordarti ogni cosa: quella lettera sui gomiti, Guido che cantava, le piastrelle dell' ostello a Marrakech dove faceva un caldo boia, una vecchia mail di tuo padre, la luce che c'era sulla terrazza dell'ospedale, le storie verticali, una cosa molto bella sulla pizza, la macchina rossa, la grande raccolta del pane, quella cosa scritta quando è morta Silvia e quell'altra per Fabio che ci ha riso tanto.
Ti ricordi tutto, davvero.
Brutti scherzi che fa una memoria cancellata.

martedì 25 maggio 2010

Un brivido

Sarà che l'unico socio che avevamo ci ha abbandonato per occuparsi di alcune ragazze, sarà che il computer si è rotto o, semplicemente, che stiamo crescendo, ma Ciuzpah da oggi, prova a farsi leggere anche da quelli che non hanno Courrier.
Ammesso che qualcuno ci scriva.

Fare altro




"Ah! Rimanere qui, sempre, al suo fianco,
terminare la vita che m'avanzi
tra questo verde e questo lino bianco!"
(Gozzano, eh.)

giovedì 15 aprile 2010

Da vicino

Non è tutto rose e fiori quel che luccica.

domenica 21 marzo 2010

Blog con sette lettori, no alla lista Pdl a Roma

Un altro stop per il Pdl a Roma. Esaminata la documentazione, anche Ciuzpah respinge l'appello presentato dal partito per la mancata ammissione della lista provinciale.

giovedì 18 marzo 2010

C'era passato anche Aldo

Era il 2007.
In Italia.
Dal 2009 anche non c'è più Roberta.
Rimane Rudra, che sta per compiere diciassette anni.

Ricapitolando

Pare che Stefano Cucchi sia morto in ospedale.
Per disidratazione.
In Italia.
Nel 2010.

Cantavano di noi

Siamo sempre stati avanti e non lo sapremo mai.



(grazie ancora a ques'uomo qui, che, come ricorderete, è il papà)

martedì 16 marzo 2010

Again

All together!

venerdì 12 marzo 2010

C'è un tempo perfetto per fare silenzio

A volte capita anche a noi di rimanere senza parole.
Sarà che ne conosciamo un sacco, che ne usiamo a bizzeffe, che stiamo sempre attenti a dove metterle.
E’ che ci piacciono proprio le parole, ci piace quello che ci sta dietro e il vestito che si mettono.
A volte, le pronunciamo per vederle sfilare tra un articolo e una preposizione, ne soffiamo anche dieci di fila per lanciare l’ultima in alto e andarcela a riprendere con un avverbio.
Ci crediamo proprio alle parole, a tutte, nessuna esclusa.
Siamo fatti così, non ne butteremmo mai una lì per caso, ci sembrerebbe un tradimento, un abbandono ingiusto.
Tendiamo a proteggerle: spieghiamo a chi ne ha meno dimestichezza che lì c’è un accento e là un apostrofo, perché ci si mette un cappello per distinguersi, o ci si mischia per spiegarsi meglio.
E chiediamo, quando si può, a chi ne conosce di più e meglio. Perché alla fine lo sappiamo di essere goffi e lontanissimi dalle pagine dei sussidiari blu.
Siamo fatti così: ci piacciono proprio le parole.
Sarà per quello che a volte se ne vanno, tutte insieme, si rintanano e non c’è modo di farle uscire.
Proprio non c’è modo.
E allora ci piacerebbe saperne di musica, o imparare a menare le mani.

mercoledì 10 marzo 2010

Non udenti



(grazie a Gi)

sabato 6 marzo 2010

Mezzi e misure

Io avrei detto: ho sbagliato, ma le conseguenze del mio errore sono talmente grandi che possono nuocere anche ai miei nemici. Avrei detto: mi vergogno della mia inefficienza, della mia ignoranza, della mia inettitudine. Mi sarei messo a disposizione, in silenzio.
Avrei fatto così, perché, secondo me, così si fa.
Questi hanno fatto un decreto.

mercoledì 3 marzo 2010

Fantastico!




(arriva dal blog di Francesco)

giovedì 25 febbraio 2010

Capacità di sintesi

Sono veramente bravi, e questa è geniale.

venerdì 19 febbraio 2010

Deittici

Ho visto questo:

perché ho letto questo.

mercoledì 17 febbraio 2010

lunedì 15 febbraio 2010

Il gatto in umido

Non ci credo che l' Ente nazionale della protezione animali si sia davvero occupato di questa cosa.
Non ci credono neanche i miei gatti.

p.s.: e cosa diavolo è "Diritti dei Verdi"?

Immolarsi

Per dovere di cronaca si prova a seguire il Segretario del PD intervistato dal Direttore del tg4.
Le cose però sono andate un po' così.
Bersani sembrava irritato dal solo fatto di essere lì, sorrideva con sufficienza ad ogni domanda parlando d'altro, anche dei futuri giovani che non avranno lavoro e bisognerebbe parlarne magari in una seduta delle camere trasmessa in tv. Fede che aveva una certa fretta -doveva prendere un aereo per la sua bella Sicilia- chiedeva se, secondo il segretario, i media fossero realmente di parte. Bersani sorrideva e parlava di coraggiosi cronisti che non hanno paura di dire che piove. Poi Fede doveva prendere un aereo per la sua bella Sicilia, ma prima voleva dare un consiglio al Segretario -se lo avesse accettato da un povero giornalista- che insomma, durante i dibattiti televisivi, sarebbe meglio non parlassero tutti insieme, perché non si capisce un tubo. Bersani accettava il consiglio. Poi Fede doveva andare, perché aveva un aereo per la sua bella Sicilia e si raccomandava che se ne avesse cura della sua regione e sì Bersani ne avrà cura. Va be': aereo, fretta, andare. Va be': sorriso.

mercoledì 10 febbraio 2010

Caro diario



"siamo sognatori di mondi
ragazze a cui piacevano i poeti
capitani di tavole imbandite
destini a scomparsa
siamo voci erranti
cui oggi e soltanto oggi
la terra all'orizzonte
tenue
di nuovo appare."
Fossati Ivano, eh.

Mettiamo il caso

Mettiamo che in una città toscana, mettiamo Pisa, il Comune stia cercando di costruire un parcheggio sotterraneo dal lontano 2002.
Mettiamo che sia successo di tutto: da infiltrazioni d'acqua (strano per una città come Pisa), a ritrovamenti archeologici (ancor più strano).
Mettiamo che il progetto sia stato modificato, che sia intervenuta la soprintendenza, che dei 396 posti auto preventivati se ne realizzeranno 278.
Mettiamo che i lavori dovessero finire nel 2005 e che da allora, con cadenza semestrale, l'assessore di turno comunichi la data di consegna dell'opera con il piglio dell'ultimatum.
Mettiamo che oggi un cittadino legga sul quotidiano locale il seguente titolo: "L'apertura del parcheggio slitta a maggio. Il Comune all'impresa cosrtuttrice: è il termine ultimo, altrimenti via ad azioni legali."
Ecco, quel cittadino è portato a pensare che si tratterà di un'autodenuncia.
Per manifesta incapacità.

En passant

"Onore all'errore come se fosse un'intenzione nascosta."
Lo dice Morgan, alla fine di questo video qui.
A noi della razza dell'errore manifesto è una frase che è piaciuta parecchio.

lunedì 8 febbraio 2010

Stanno lavorando per noi

Stavamo cambiandoci d'abito senza saperne niente.
Chi ce lo cuce è persona di poche parole, quindi ascolta, fa e non dice.
Ciuzpah, sorpreso e grato, tira in dentro la pancia e sceglie le scarpe adatte.

mercoledì 27 gennaio 2010

Un momento davvero emozionante

Per un errore d'interpretazione dei dati di Google Analytics, ci sono stati diciannove interminabili secondi nei quali ho creduto che il presente blog fosse stato visitato, in un solo giorno, da quarantasei persone.
Non è vero, ma sono ancora tutta spettinata.

martedì 26 gennaio 2010

Un sacco di tempo libero

E' un po' che li frequento e non ho ancora idea di chi siano.
Scrivono cose strane, i commenti sono avvincenti e questa mi ha fatto schianta'.

giovedì 21 gennaio 2010

Un bel bombolone con la crema

Se avete una sera libera, o un pomeriggio, andate al cinema.
C'è un film.
E' tanto tempo che al cinema non c'è un film.
E poi è un film italiano e si sentono i dialoghi.
S'intitola "La prima cosa bella" e parla di una donna e di un uomo e di un'altra donna, ma non come credete voi.
Racconta una madre, un figlio e una sorella e poi anche un padre e una zia e tutta quella gente che sta dentro ad una vita. Una sola.
E' un film che è stato scritto e poi diretto e poi interpretato con amore e dedizione.
Quando uscirete dal cinema sarete contenti anche e soprattutto di questo, perché ci riconoscerete un lavoro e una passione in un periodo storico che ci fa dimenticare dell'uno e, specialmente, dell'altra.
E' un affresco di Livorno così com'è, senza nessuna voglia di cartoline.
Le cartoline sono più facili, ma invece a volte ti capita di avere per madre una forza della natura che ti rovina la vita, mentre lei se la succhia e tu non impari neanche a respirare e te ne rimani rigido e silenzioso a comporre poesie nate per i piedi.
Io mi sono portata a casa l'affettuosa ruvidità dei rapporti fraterni (un lutto irrimediabile per chi abbia la sventura di essere figlio unico); certi amari silenzi prima di un'esilarante battuta e un bombolone con la crema, che, magari, un giorno o l'altro, mangerò.

mercoledì 20 gennaio 2010

Pericoli della rete


AVVERTENZA:
Questo post è un prezioso contributo
all'avvincente dibattito
sui rischi del web.


Ieri leggevo in un blog le divertenti avventure di una famiglia colpita dall'influenza gastrointestinale.
Nel pomeriggio non mi sono sentita per niente bene.

giovedì 14 gennaio 2010

Ahhh già!



Craxi!
Ecco di cosa dovevamo parlare.

mercoledì 13 gennaio 2010

Distanze

Quanto è lontana Haiti!
Quasi quanto Rosarno.

martedì 12 gennaio 2010

Ossimoriche aspirazioni

Oggi parlavo con uno che non ne può più del suo lavoro.
Anche per questo si sta dedicando con maggiore energia alla sua piccola impresa.
Lo fa per passione e per crearsi un futuro alternativo. Qualcosa, ogni tanto, la vende.
Costruisce fucili subacquei.
Di legno.

lunedì 11 gennaio 2010

Va be'

Poi, dopo le prime ore della prima mattina della nuova vita di Ciuzpah, è cominciato a piovere e praticamente non ha smesso più.
Ma non è una metafora, specie per quelli che vivono a Migliarino, o a Vecchiano, o a Nodica o a Pontasserchio o in qualsiasi altro posto di questo strano paese.
La Toscana è alla deriva e sembra già un buon risultato.
Fa impressione guardarla dalla soprelevata di una qualche superstrada: galleggia e, quando può, si appoggia, esausta, ai piedi di qualche collina.

giovedì 7 gennaio 2010

Private meteorologie

Il primo giorno della nuova vita di Ciuzpah c'era il sole.
Poi sono arrivate le nuvole, ma se ne stanno ancora piuttosto distanti.