lunedì 27 settembre 2010

Apriamo almeno il dibattito

E' quella cosa per cui, ad un certo punto, il tuo interlocutore dice rispondendo ad una critica o un'obiezione: “E' che io sono fatto così.”
Lo dice sicuro e con un sorriso che non permette repliche, come se ti offrisse generosamente una grande verità e al contempo mostrasse la summa di una faticosa autoanalisi.
E tu non te la senti di rispondere: “E chi se ne frega!”. Ma lo pensi forte e continui a pensarci e a chiederti da dove parta la stortura di questa dichiarazione dei propri confini come orgogliosa rivendicazione.
In prima elementare si fa un lavoro sulla propria descrizione: caratteristiche fisiche, tratti del carattere. In prima elementare. Perché adesso pensi che dirmi come sei fatto sia la sintesi di un percorso? Cosa te lo ha fatto credere? Chi te lo ha fatto credere?
Ho paura che c'entri con l'altra diffusa concezione per cui se dici la verità allora puoi dire tutto, ovunque, in qualunque momento. “Sono sincero!” è lo slogan e in nome della sincerità me ne sbatto delle sensibilità altrui e del contesto. Penso qualcosa e lo dico, sento qualcosa e lo esterno. In pubblico e in privato. In tv e in casa. In prima elementare no, ché altrimenti gli insegnanti convocano i genitori e dicono che il bambino ha problemi relazionali.
"Il colossale equivoco per cui essere se stessi sia un punto di arrivo invece che di partenza” scrive Guia Soncini in un suo articolo sul tema. Mi sembra una bella sintesi, specie in quel “colossale equivoco.”
Essere onestamente noi stessi è davvero il massimo a cui intendiamo ambire?

1 commento:

Sburk ha detto...

una tipa è entrata nella mia stanza ora ora è mi ha chiesto
chi è ciuzpah
e io
eh eh