venerdì 12 marzo 2010

C'è un tempo perfetto per fare silenzio

A volte capita anche a noi di rimanere senza parole.
Sarà che ne conosciamo un sacco, che ne usiamo a bizzeffe, che stiamo sempre attenti a dove metterle.
E’ che ci piacciono proprio le parole, ci piace quello che ci sta dietro e il vestito che si mettono.
A volte, le pronunciamo per vederle sfilare tra un articolo e una preposizione, ne soffiamo anche dieci di fila per lanciare l’ultima in alto e andarcela a riprendere con un avverbio.
Ci crediamo proprio alle parole, a tutte, nessuna esclusa.
Siamo fatti così, non ne butteremmo mai una lì per caso, ci sembrerebbe un tradimento, un abbandono ingiusto.
Tendiamo a proteggerle: spieghiamo a chi ne ha meno dimestichezza che lì c’è un accento e là un apostrofo, perché ci si mette un cappello per distinguersi, o ci si mischia per spiegarsi meglio.
E chiediamo, quando si può, a chi ne conosce di più e meglio. Perché alla fine lo sappiamo di essere goffi e lontanissimi dalle pagine dei sussidiari blu.
Siamo fatti così: ci piacciono proprio le parole.
Sarà per quello che a volte se ne vanno, tutte insieme, si rintanano e non c’è modo di farle uscire.
Proprio non c’è modo.
E allora ci piacerebbe saperne di musica, o imparare a menare le mani.

2 commenti:

sburk ha detto...

anche disengare

sburk ha detto...

ecco! disegnare sì, per evitare di mescolare le lettere