giovedì 20 novembre 2008

Un paio di cose sulla vita di un altro



A me questo libro è piaciuto molto. L'ho letto d'un fiato: camminando, appoggiandomi alle panchine, finendolo in macchina.
L'ha scritto Gipi, che si chiama Gianni Piacinotti e che è nato nella città dove sono nata io. Non lo conosco e non l'avevo mai visto.
L'ho visto sabato, mentre presentava il suo libro in un circolo davanti ad un centinaio di persone, tra le quali sua madre.
E' stato bravo e onesto e malinconicamente ironico come nella sua vita disegnata male.
Prima d'iniziare a leggere ha scherzato sulla presenza della mamma: "Siccome stasera c'è mia madre, devo dire la verità e cioè che tutto quello che ho scritto è rigorosamente inventato."
Quello che ha scritto arriva fino a farti girare la testa ed è droga e violenza e inadeguatezza, voglia di carezze e cavalli dipinti nei quadri.
Quello che ha scritto dev'essere tostissimo per una mamma e io la guardavo mentre lui leggeva e lei sorrideva ed era fiera di lui. Aveva gli occhi pieni di lui.
A qualcun'altro le conclusioni.
Poi, come mi capita, ho parlato di questo libro a molte persone, invidiandole, perché devono ancora leggerlo.
"Ma di chi è?"
"Ma è di qui?"
"Ma quanti anni ha?"
"Come hai detto che si chiama?"
"Ah! Ma è il fratello delle Pacinotti!"
Ecco, qui, qualsiasi cosa tu faccia, rimani il fratello delle Pacinotti.
A qualcun'altro le conclusioni.

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