lunedì 9 marzo 2009

Bo(h)


Bologna dicevamo, e poi ci andavamo a vivere.
Succedeva così, qualche tempo fa, a noi ragazzi di provincia.
Bologna era un sacco di cose, era mappe sgualcite e orari di lezione, automobili affollate, portici e centri sociali. Era via del pratello e piazza maggiore per nottate intere. Era cornetti caldi, Orson Welles al cinema e Beckett in teatro.
Bologna era, più di tutto, un alibi.
Un passepartout sociale, che permetteva di passare, quasi indenni, dai feroci anni della giovinezza.
"Che fai?"
"Vivo a Bologna."
E fine, nessun'altra domanda, come se la dichiarazione del domicilio fosse di per sé una dichiarazione d'intenti.
Ora è successo che a Bologna ci sia tornata e credo mi abbiano fatto uno scherzo.
E' una città vuota, la cui naturale eleganza si è fatta austerità. Poco cinema e poco teatro, nessun centro sociale.
A Bologna non si beve più. Non si può più bere per strada dalle dieci di sera e gli oste che conoscevo ti porgono il vino imbarazzati dicendo: "Se ti fermano, non te l'ho venduto io." Ci sono pochi ragazzi in via del pratello, ma quelli che ci sono nascondo bottiglie di pessima vodka. In piazza maggiore non c'è più nessuno.
Nell'osteria dove ho cenato e dalla quale non mi fanno uscire con il mio bicchiere di vino, parlo con due ragazzi, vengono dalla provincia e vivono lì: "Scusate, ma perché?"

1 commento:

Sburk ha detto...

oh mamma! spero tu stia esagerando, anche solo un pochino